«La Toscana rilancia, investire qui è un affare. Le porte sono aperte e noi lavoriamo bene»
Il presidente della Regione Giani analizza il momento e vede nella pandemia anche un’opportunità di crescita per il territorio.
di Lisa Ciardi
«Adesso è giunto il momento di far tornare in patria le aziende che hanno delocalizzato inseguendo logiche di basso costo»
La Toscana è da sempre terra di investimenti. Ma cosa è successo e succederà con il Covid 19? Gli effetti della pandemia altereranno gli equilibri mondiali anche in questo ambito? Ne abbiamo parlato con il presidente della Regione, Eugenio Giani.
Presidente, la Toscana ha scommesso da anni sull’attrazione di grandi e piccoli investitori. con la pandemia cosa è cambiato?
«La Toscana è la quarta regione italiana per numero di investimenti, la seconda per valore (dopo la Lombardia) con 101 progetti tra 2016-20 per 2,8 miliardi di euro e 7.500 nuovi posti di lavoro. Non a caso sono presenti 800 multinazionali con 28 miliardi di euro di fatturato e 62mila lavoratori. La pandemia ha rallentato i flussi di investimento, ma rappresenta anche l’opportunità paradossale per ripensare le catene di fornitura globali, ad esempio tramite politiche di reshoring cioè di ‘rientro in patria’ di produzioni che hanno delocalizzato, inseguendo logiche di basso costo, per poi trovarsi travolte dall’insicurezza produttiva, logistica o geografica. Che cosa è quindi più rilevante, risparmiare qualche punto percentuale o non compromettere la continuità aziendale?».
Qual è la situazione attuale delle aziende?
«Diversificata: ci sono settori come farmaceutica, carta, nautica, agroalimentare, che hanno retto il colpo; altri come turismo, trasporti, parte della moda, sono bloccati. L’export toscano nel 2020 è sceso di -6,2%, meglio del -9,7% nazionale, ma è una magra consolazione. Tuttavia vorrei rimarcare come le imprese estere in Toscana siano spesso a capo di filiere, al centro di distretti con un ruolo chiave per ricerca, export, sviluppo di competenze. Quando una multinazionale chiude sono dolori: per questo dovremmo essere tutti più consapevoli delle cosiddette ‘esternalità positive’ generate da queste presenze soprattutto se ben integrate con la specializzazione e flessibilità tipica delle nostre Pmi, che il mondo intero ci invidia (e spesso a nostra insaputa)».
Vogliamo essere protagonisti anche nella ricerca per la produzione di vaccini
Cosa sta facendo la Regione per rendere comunque attrattivo il territorio toscano?
«La Regione continua a facilitare investimenti nazionali ed esteri capitalizzando ancora meglio le sinergie tra crisi aziendali e opportunità di sviluppo, come ad esempio l’accordo intermediato per il transito di 60 lavoratori dalla Bekaert a Laika o il riscatto di Inso coordinato tra Fincantieri e Regione, attraverso Sici Sgr, salvaguardando 450 posti. Di recente ho incontrato i vertici del gruppo Kering, che confermano investimenti in Toscana. Stiamo anche sbloccando i cantieri su diverse infrastrutture. In Regione già stata deliberata una nuova direzione organizzativa su competitività territoriale e autorità di gestione, ovvero la programmazione dei fondi europei 2021-2027 alla base dell’attrattività futura della Toscana, assieme al Recovery Fund. A breve riprenderemo il confronto con le categorie sociali ed economiche a proposito del marchio Valore Toscana».
A gennaio scorso avete organizzato un evento insieme a sedici grandi multinazionali. Cosa è emerso?
«Il nostro ufficio Invest in Tuscany compiuto 10 anni. Per questo è stato realizzato un e-book con 16 multinazionali che hanno raccontato la propria storia in Toscana: realtà che vogliono restare e rilanciare le proprie attività oltre la pandemia. Sono ottimista per il futuro, perché i nostri fondamentali sono intatti».
Lei ha lanciato più volte un appello per creare un’industria toscana in ambito vaccinale. Ci sono novità?
«Oltre ad aver sostenuto lo sviluppo degli anticorpi monoclonali realizzati da Toscana Life Sciences, ecco un’anteprima: il settore delle scienze della vita sta rispondendo al mio appello per l’avvio di produzioni antipandemiche in Toscana. Recentemente ho ricevuto una lettera firmata dai responsabili di Farmindustria Toscana, rete Toscana Pharma Valley e Confindustria Toscana dispositivi medici, con i quali ci incontreremo per valutare proposte progettuali in divenire o futuribili, in sinergia con le iniziative del Ministro dello sviluppo economico Giorgetti. La Toscana è in partita per consolidare ricerca e produzione di farmaci, vaccini, dispositivi e tecnologie sanitarie con cui superare il covid-19 e affrontare eventuali sfide sanitarie future. La pandemia ci ha insegnato come l’intera filiera produttiva e sanitaria pubblico privata sia in realtà un’infrastruttura di sicurezza nazionale».